La rete dei Superpoteri

Come la rivoluzione industriale ha cambiato il modo di lavorare e di vivere della gente così le novità nel modo delle comunicazioni stanno creando grandi cambiamenti culturali e sociali.
Internet cambia non solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in sè: sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con nuove opportunità di stabilire relazioni e di fare community.

Oggi trasmettere informazioni significa sempre più spesso metterle in rete, condividendo la conoscenza nell’ambito di scambi personali. La chiara, antica distinzione tra il produttore e il consumatore dell’informazione scompare e la comunicazione vorrebbe essere non solo uno scambio di dati, ma sempre più anche condivisione.

Ciò sta rivalutando l’idea del comunicare, dialogare, condividere generosamente creando legami positivi tra la gente ma sta anche evidenziando alcuni limiti di questo mondo di bit: l’interazione è parziale, si tende a comunicare solo alcune parti del proprio mondo interiore. Si rischia di diventare prigionieri della immagine che ci si è costruiti, compiacendosene…

Soprattutto la “generazione digitale“, quelli nati dopo il Commodore 64 rischiano grosso in tal senso: la dipendenza entusiasta e coinvolgente dai social network porta a stabilire nuove forme di relazione interpersonale, influisce sulla percezione di sé e pone quindi, inevitabilmente, la questione non solo della correttezza del proprio agire, ma anche dell’autenticità del proprio essere.

  • Cosa è giusto e cosa è sbagliato?
  • Come stabilirlo?
  • Chi sono io?
  • Le amicizie e le relazioni “virtuali” sono autentiche?
  • E nel mondo virtuale si è veramente se stessi?
  • Si è onesti con se stessi?
  • O si diventa davvero il proprio “profilo”?

Internet consente a persone di diverse culture incontrarsi a prescindere dalle distanze, come in campo neutro, inaugurando così un intero nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa è una grande opportunità, ma comporta dei possibili rischi.
Chi è il mio “prossimo” in questo nuovo mondo?
Le persone che incontro per strada diventano meno “vere”?
Rischio di vivere come “perso” nel modo reale perchè sono con la testa nella rete?
I rapporti “reali” diventano più “scomodi”, frettolosi, superficiali?

Ma quanto stiamo diventando “virtuali”?
Potremmo essere “cittadini della rete” con una vera responsabilità verso noi stessi, verso il prossimo, verso il mondo?

Anche nell’era digitale ognuno di noi deve essere “vero” e pensare bene alle cose. Del resto anche sui social network si è sempre coinvolti in ciò che si comunica. Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali.
Ne consegue che le grandi domande (sulla vita, l’universo e tutto quanto) ci assillano anche nel mondo digitale.
Anche sulla rete quel tarlo in testa che rode Neo, il Capitano Kirk, Sheldon (?) e Luke Skywalker ci continua a pungolare…

L’impegno per la verità dei veri “geek” deve portarci a non cadere nelle trappole tipiche del web.
Una cosa non è vera perchè è “popolare” o perchè “piace” a 12.732 persone!
Se sappiamo una cosa dobbiamo spiegarla, senza renderla più “figa” anacquandola: una cosa o è vera o non lo è! La lotta per la difesa del vero deve diventare una abitudine e non un hobby, sennò la nostra verità non vale poi molto.
E se abbiamo una idea importante dobbiamo condividerla, generosamente, facendo attenzione che qualcun’altro non se ne impossessi per modificarla a suo piacimento e a suo vantaggio: una roba del tipo le licenze “Creative Commons“.
Dobbiamo ricordare che le idee si scambiano tra persone, non tra macchine. E tra persone serve rispetto, cura e amore per le relazioni umane: a volte è opportuno anche incontrarsi in osteria, per conoscersi davvero.

La rete non è semplicemente “desiderio di essere presenti“, ma ormai parte integrante della vita umana. II web sta contribuendo allo sviluppo di nuove e più complesse forme di coscienza intellettuale e spirituale, di consapevolezza condivisa.

Il desiderio umano di relazione, di comunione e di senso emerge anche nella partecipazione massiccia ai vari social network. Sta a noi che il web non diventi uno strumento che riduce le persone a categorie, che cerca di manipolarle emotivamente o che permette a chi è potente di monopolizzare le opinioni altrui. Sta a noi a mantenere vive le eterne domande dell’uomo, la sua nostalgia per forme di vita autentica, degna di essere vissuta. È proprio questa tensione propriamente umana che sta dietro la sete di verità e di condivisione e che ci deve spingere a comunicare con integrità e onestà.

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità…

14 risposte su “La rete dei Superpoteri”

  1. La comunicazione tra le persone e’ merce rara. I social network permettono a più persone di comunicare. Forse e’ più facile. Si finge di meno sui social network e questa minore concentrazione di menzogne facilita una timida comunicazione. Forse.
    Ora ci ripenso su perché non ho parlato del blog: quello strano luogo che mi ha permesso di conoscere esseri umani meravigliosi!

  2. Io invece sono del parere che oramai tutto è un dubbio…
    Se ci fate caso, ci sono sempre più cliniche per la internet-dipendenza e questo perché le persone, sopratutto i giovani, non distinguono più la realtà dal virtuale…
    Facebook non è solo un posto dove poter conoscere gente, dove potersi confrontare, dove poter dire la propria, dove poter simulare una parte della propria vita; oramai per molte persone Facebook è l’unico posto dove fare tutte queste cose!!!
    Allora quando la linea che divide il virtuale dal reale viene compromessa, si viene a creare il caos, e nei notiziari si sentono giovani che ammazzano agguerritamente i propri genitori, proprio come se si trovassero in una partita ad “Halo” ed i propri genitori fossero dei carini ma cattivissimi “Covenant”.
    Per quanto riguarda le menzogne, come distinguiamo sui social network le vere informazioni?
    Come precedentemente detto da Millastro, se una informazione viene condivisa da migliaia di persone, non vuol dire che sia vera…ma può non essere vera anche una informazione condivisa da pochissimi…
    Ed’è questo secondo me il grande problema di fondo!
    La fiducia…
    Secondo me tutto parte da lì…
    Le informazione “vere” da quelle “false” noi le distinguiamo perché quelle “vere” sono dette o scritte da qualcuno a cui abbiamo posto la nostra fiducia: un notiziario, un sito internet, un’amico, un professore, un ricercatore…Millastro 🙂
    Ma nel momento stesso nel quale, su Facebook leggiamo quotidianamente centinaia di post scritti da persone che magari neanche conosciamo a fondo e di cui magari non abbiamo neanche mai sentito parlare, allora il meccanismo di “verifica” salta…
    Vita reale: Questa cosa è vera perché me lo ha detto Millastro di persona, e mi sembrava sincero.
    Vita virtuale: Questa cosa è vera perché lo ha condiviso con me Millastro, ma Millastro ha condiviso con me un post che ha letto da “pierino”, persona di cui Millastro si fida, ma che in realtà ha creato tale post per un secondo fine…post fasullo..
    (questo ovviamente era un esempio banale)
    Nella vita reale, io Millastro lo conosco di persona…
    Vedo le sue espressioni, come si comporta, i suoi atteggiamenti…
    Riesco a distinguere le cose vere che dice Millastro da quelle false…
    E sopratutto so se mi posso fidare delle informazione che lui mi divulga…
    A mio modesto parere il più grosso problema dell’informatica sociale in questo momento, è la veridicità delle informazioni…
    Facebook è MOLTO pericoloso…
    Il mio consiglio è quello di leggere attentamente il post di Millastro…
    Capirlo…e reagire di conseguenza…
    Amici su Facebook? si ok, ma incontriamoci ogni tanto…
    Andiamo a farci una passeggiata…
    Incontriamoci per un LAN party…
    Così che io possa capire chi sia tu veramente e non mi fermi solo alla conoscenza di “te, come ti presenti agli altri su Facebook o in Chat”…
    Thomas A. Anderson e Neo, sono due persone completamente differenti…
    Sta a noi decidere quanto deve essere grande questa differenza…

  3. Caro Bacco, condivido quello che dici ma forse devi tenere che sia tu che io siamo di una generazione che è nata “prima del Commodore 64”. Mi spiego, per noi Internet è un dono che si innesta sul nostro vissuto, fatto di faticoso apprendimento delle dinamiche sociali.
    Le litigate a scuola per le figurine, le partite per strada a pallone con le cartelle a far da porta, i goffi e faticosissimi approcci con le ragazzine, la solitudine della maturità e della responsabilità con la fatica a trovar qualcuno con cui aprirsi “personalmente”.
    Per noi, per la fatica che abbiamo fatto a imparare a socializzare, mettendoci in gioco personalmente tutte le volte, i social network sono una palestra di benevolenza, un posto dove conoscere gente meravigliosa, un luogo dove poter dare per scontata, senza rischio, la buona fede dell’interlocutore. Anche.
    Ma Max-XXX, che conosco bene, ha l’età per essere nostro figlio…
    Per questo sono felice di leggerlo: ha non solo colto il punto ma è andato oltre.
    Il punto è che il nostro mondo personale è proprio forgiato non da quello che sperimentiamo ma da quello che ci viene testimoniato.
    A scuola, a casa, al lavoro quello che “sappiamo” dipende molto più da quello che ci viene detto e in cui “dobbiamo” credere che da quello che facciamo in tempo a verificare di persona. La “fiducia” diventa tutto, e su FB questa dipende da cose strane…
    In questo meccanismo (che una certa mentalità scientista e materialista vorrebbe negare coltivando il mito della “scienza sperimentale” come nuova ontologia) sta il rischio di una esperienza sociale totalmente “non verificabile” come quella virtuale.
    Mi scuso della lunghezza del post e del commento ma il punto è che non tutti gli argomenti si possono risolvere con un “Tweet”!

  4. Condivido totalmente quanto detto da Millastro, Bacco Lu e Max: il focus del problema secondo me è la generale relativizzazione della realtà e quindi delle informazioni, dei pensieri…. A volte sembra che il mondo virtuale della rete sia più reale del reale…Una cosa diventa vera :”perchè è scritta su internet”. E’ questo è il punto. Il mio profondo amore per la realtà e la verità mi spinge inevitabilmente ad andare oltre….
    ….”in un mondo così pazzo è la scelta più sensata…..”

  5. Io ho una figlia di 31 anni che penso appartenga ad una generazione anomala…. Nata e cresciuta in campagna , il primo Pc l’ha visto ed usato a 20 anni , è comunque diventata un tecnico Linux, nonostante la vocazione tardiva…..ma
    MI HA TASSATIVAMENTE PROIBITO di iscrivermi a Facebook e mi tempesta di norme di sicurezza da utilizzare sul web …..

  6. Già, una volta una cosa era vera perchè era scritta sui libri. Scrivere su un libro non era facile e quindi la possibilità di leggere idiozie era statisticamente limitata.
    Poi una cosa è diventata vera perchè l’ha detta la TV, lì gli idioti sono già parecchi.
    Oggi ogni idiota (e sono tanti, tanti davvero) può scrivere su internet.
    Per mia fortuna nessuno impone di passare un esame per farlo!
    Ma il problema di base è sempre quello: bisognerebbe essere molto attenti a dare per scontato le cose, spesso bisogna spendere un pò di tempo a capire chi ho di fronte per sapere se è affidabile (degno di fede).
    Uno sguardo negli occhi dice molto, la lettura di un libro anche. Anche una immagine visiva (tele-visiva) può aiutare.
    Ma un “tweet” richiede moltissima attenzione!!!
    Ma la cosa richiede tempo: tanto più l’informazione è “veloce” tanto più è richiesto tempo per studiare l’attendibilità della fonte.
    In fondo è la pigrizia che ci frega, a volte…

  7. Chi ha bisogno di Facebook quando ci siamo qui noi! 🙂
    Però, con le dovute cautele, magari seguita da tua figlia (di solito il controllo parentale è al contrario) dai una occhiata: può essere buffo, interessante, leggermente pericoloso, molto istruttivo e un pò deprimente.
    Ci sono cose di qualità ma per lo più, al di là della superficialità dei contenuti, della aggressività polemica, della triviale stupidità, quello che stupisce è la povertà relazionale di certi (giovani?) utenti…

  8. Beh, se ti ha tassativamente proibito di iscriverti a Facebook ha sbagliato mestiere 😛
    Come può essere così luddista una sistemista? Come ogni cosa, Facebook può essere usato bene/benino/male/moltomale. Eventualmente doveva spiegarti come 😉

  9. Il mio guru informatico casalingo mi ha regalato la maglietta con scritto PEBKAC …..

  10. Ho spesso tentazioni luddiste, derivate dalla mia incapacità di non diventare ossessivo su Facebook (controllare l’account ogni 5/10 secondi, sentirmi in obbligo di postare-rispondere-commentare-replicare a ogni post degli sfortunati che ho indicato come amici), mia incapacità di capire a fondo lo strumento (sono un nerd molto poco “pro” da questo punto di vista), incazzosità da policy sulla privacy di FB, innata tendenza a fare lo sputasentenze…
    Ogni tanto ho avuto la tentazione di abbandonare, un paio di volte l’ho fatto, poi sono tornato sui miei passi, per lo più grazie ai saggi consigli di Sarah Connor e Robegian.
    Per questo, sul tema, consiglio di ascoltare loro e non me: il problema non è la tecnologia, ma l’uso che se ne fa.
    Io sono molto meno saggio di quello che mi piacerebbe essere!

  11. @ millastro: se sei riuscito a vederti così come ti descrivi hai fatto grandi passi avanti. Roba che su facebook te la puoi scordare! Nella maggior parte dei casi ti deridono, se non ti ignorano completamente!
    @ lilith: cosa vuol dire pebkac?

  12. @BaccoLu: a volte è la Saggezza che ti impedisce di fare errori.
    Nella maggior parte dei casi, e nel mio in particolare, è la Paura.
    La paura è il dispositivo di sicurezza a basso costo dalla maggior diffusione nell’universo: sono sicuro che la Guida Galattica per Autostoppisti la consideri la cosa più utile da portarsi appresso… dopo un asciugamani!!!
    @ lilith: speravo che qualcuno facesse la domanda prima di me!

  13. Cito, of course, da Wikipedia
    PEBKAC è un acronimo che significa “Problem Exists Between Keyboard And Chair” ossia “Il problema sta fra tastiera e sedia”.
    Questa frase viene utilizzata ironicamente in ambito informatico, specialmente dagli addetti del supporto tecnico, per indicare che un apparente malfunzionamento del software o dell’hardware è in realtà dovuto all’inesperienza dell’utente.
    Capito la stima che mia figlia nutre nei miei confronti ?

I commenti sono chiusi

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi